E' VOLATO IN CIELO IL NOSTRO AMATO FRA ANTONIO TRIGGIANTE
Bari, 13 novembre 2025
FRA ANTONIO TRIGGIANTE DA MONTESCAGLIOSO, UN PICCOLO GRANDE UOMO
L'11 novembre scorso, nel Convento di Santa Fara in Bari, dopo lunghissimi anni di sofferenza, all'età di 79 anni, é tornato alla Casa del Padre.
Umile pastorello, da bambino dormiva con il gregge nelle grotte delle campagne di Montescaglioso. Sognando di seguire San Francesco, un giorno bussò alla porta del convento dei Cappuccini del suo paese, portando in un piccolo scatolo di cartone tutti i suoi averi.
Per vent'anni nel Convento di Giovinazzo fu assistente dell'artista professor Rollo; ne carpì i segreti dell'arte della ceramica e i primi rudimenti della musica. Alla morte del suo mentore, nel 1985 potè realizzare il sogno di andare in terra di missione in Mozambico. Fu Don Tonino Bello a dargli il crocifisso e il mandato missionario. Vi rimase 30 anni dando vita ad un numero incredibile di opere tese tutte alla promozione umana degli ultimi. Arrivato in un Paese dilaniato dalla guerra civile, rimase profondamente colpito dalle disastrose condizioni di vita delle migliaia di profughi che affluivano nella città di Quelimane. Ne scaturì l'impegno, rafforzato dal sacrificio dei confratelli cappuccini uccisi dalla guerriglia, di dedicare tutte le sue forze e le sue capacità, a cercare di alleviare le soffferenze del popolo.
Cominciò dai bisogni primari, una fabbrichetta di sapone, introvabile e indispensabile. La gente cucinava nelle latte di scarto, mangiava sulle foglie di banana, i bambini toglievano, strofinandolo, il coperchio alle lattine di birra raccolte dai rifiuti per farne bicchieri, occorrevano stoviglie. C'era argilla nei dintorni, mise a frutto le sue conoscenze per insegnare a produrre piatti, pentole, brocche, bicchieri ed anche vasi da fiori per ingentilire l'ambiente. Nacque la Cooperativa Ceramica: organizzava, insegnava, dava lavoro, si circondava di collaboratori, produceva manufatti utili alla gente. Dall'Italia giungevano gli aiuti del Segretariato Missioni Estere Cappuccine promosso dall'infaticabile Padre Benito De Caro, dall'Associazione Oasi, dall'Asssociazione Basilicata, da Dossobuono e da tanti amici. Si faticava a tener dietro alle tante iniziative messe in campo da fra Antonio! La sua preoccupazione principale era però dare un'istruzione ai piccoli, toglierli dalla strada per formare la società del domani. Cominciò a raccoglierli sotto un albero di mango con una lavagna appoggiata al tronco Vittorina, poi sua grande collaboratrice, la sua prima maestra. Cinquanta, poi cento bambini seduti per terra, su un tronchetto o una foglia di palma. Nacque la Scuola Comunitaria dei Martiri di Inhassunge, poi la prima aula a cui si aggiunsero man mano le altre dalla I alla X classe con due turni e un turno serale per dare la possibilità di istruzione anche agli adulti, un'aula dedicata ai sordomuti. Più di 6000 alunni sono stati tolti all'analfabetismo.
Occorreva però dare uno sbocco lavorativo agli adolescenti, ecco che nasce nel 2005 la Scuola Comunitaria di Arti e Mestieri, divisa in varie branche; elettricità, falegnameria, meccanica, informatica. Alcuni proseguono gli studi universitari, qualcuno più meritevole o bisognoso fruisce di una borsa di studio. Nel 2014 nella poverissima zona di Boroma sorge la Scuola Agraria Padre Benito De Caro, dotata di biblioteca, intuizione unica e indispensabile in quanto i ragazzi non hanno mezzi per acquistare i libri; una promessa di sviluppo insperata per quella zona.
Non reggeva il suo cuore nel vedere di notte i bambini addormentati agli angoli delle strade coperti di cartoni come rifiuti, ecco allora nasce la Casa Familia Basilicata. Arrivavano sporchi affamati, malati, spauriti, indecisi se fidarsi o no, spesso con la voglia di riprendere per strada una vita senza regole. Un lavoro educativo difficile, lungo, ma l'amore vince sempre, oltre al cibo, alla scuola, alla dignità ritrovata, la guida paterna di fra Antonio.
Quanti poveri per le strade che non mangiavano tutti i giorni, ecco allora nasce la Mensa San Francesco, ne accoglie cento ogni giorno, c'è un piatto caldo e la possibilità di una doccia.
E le vedove? Hanno figli da allevare e non hanno più sostegno, chi avrà cura di loro? Ecco che a Nicoadala, a 20 km da Quelimane, nasce il villaggio Sant'Antonio per quelle che hanno volontà di dedicarsi all'agricoltura, in genere praticata soprattutto dalle donne, avranno casa, terra (ce n'è tanta in Mozambico), attrezzi di lavoro, sementi, un pozzo e aiuti settimanali di beni di prima necessità: olio, sapone, vestiario. Potranno crescere i loro figli serenamente.
Per le donne disabili un Centro di cucito a Quelimane dove stare insieme e occupare le mani e la mente. per i loro bambini e per quelli dei ciechi la Scolinha Santa Clara, una ridente aula di scuola materna accanto alla Mensa, dove imparare e giocare.
Per gli anziani soli una modesta casetta dove riposare le ossa stanche e alla fine dei giorni una dignitosa sepoltura, la visita e l'assistenza sanitaria agli ammalati. Ancora tanto altro.. Per quanto era nelle sue possibilità nessuno era abbandonato! Il mandato di Don Tonino era stato chiaro: "... Dirai (come la samaritana al pozzo di Sicar n.d.r.): Ho incontrato Uno che mi ha detto tutto della mia vita. Che sia il Messia? Ponilo questo interrogativo Antonio, non essere prevaricatore, proponi con semplicità e discrezione, disposto a tirarti in disparte..." (Estamos juntos di L.Triggiante, R. Doronzo).
E così lui ha fatto, con tenacia vestita di umiltà, ha amato i poveri innanzi tutto, vedendo Cristo in loro e testimoniando il Vangelo con le opere. Si è messo da parte quando improvvisamente nel 2015 la sofferenza ha bussato alla sua porta ed è rimasta con lui 10 lunghi anni. Dopo una settimana dall'ictus ha lasciato tutto, ma la sua Africa era con lui ogni giorno: nel suo cuore, sul gracchiante filo del telefono che lo legava spessissimo ai suoi collaboratori mozambicani, nei sogni che popolavano le sue notti, nelle sue preghiere. Senza perdere la speranza di ritrovare un briciolo di forza con esercizi quotidiani, suonando la pianola in chiesa perchè la musica è preghiera e la mente e le dita facevano ginnastica, interrogando Gesù nel Tabernacolo con una domanda retorica: Che sia il Messia?
Qualche ricordo personale
A Quelimane mi portavi la sera nei vicoli bui del bairro vicino al convento a visitare qualche umile capanna dove, alla luce tremolante di una lucerna, una bimba svolgeva i compiti o la mamma cuoceva la "massa" la polenta unico pasto della giornata mentre i bimbi più piccoli giocavano sul pavimento di terra battuta.Il tuo approcccio era sempre delicato: "Con licenza! Permesso!" ti annunciavi dalla soglia, in mano sempre un dono, qualche caramella, un capo preso dalle robe arrivate con i containers dall'Italia L'incontro con la gente era il momento più dolce della lunga giornata di lavoro, una parola scherzosa per tutti. Come ti chiami? era la prima domanda del primo incontro, ognuno è unico, mi dicevi, il nome lo caratterizza facendolo uscire dall'anonimato.
Arrivando col jeep a Nicoadala per portare aiuti alle vedove, un codazzo di bimbi festanti ti accoglieva, sapevano che sarebbe arrivata qualche caramella nelle loro tasche. Eri così orgoglioso di mostrare la generosità della terra mozambicana: riso, ananas, mais, ortaggi, fiori, tutto cresceva rigoglioso, era la provvidenza prodotta dalla fatica, una manna quei prodotti per la Casa Familia ela Mensa S. Francesco. Creavi una rete di scambio, di solidarietà. Mi mostravi ammirato la tenacia nel lavoro di una donna con una sola gamba che riusciva a zappare reggendosi contemporaneamente ad un bastone. Quanti sorrisi di grandi e piccoli, al tuo arrivo nasceva spontanea una danza e un canto di benvenuto offrendo i doni della terra, imparavo che si può essere gioiosi con poco, che l'ospite è sacro e rispettato, che l'accoglienza e la generostà sono della gente povera. Come non amarla e sentirsi attratti da questa umanità sofferente, capace di provare e trasmettere gioia.
Mi sei stato guida e maestro! Mi hai insegnato ad amare questa terra d'Africa dove il superfluo non ha senso, i valori sono essenziali, si gioisce per una nascita, si condivide la sofferenza della perdita di una vita, chiunque esso sia, perchè ognuno è unico, ogni vita è preziosa.
Il mio grazie si unisce a quello delle migliaia di persone che hai benificato e la nostra gratitudine al Signore per il dono della tua vita così ricca di amore per i più poveri tra i poveri.
Estamos juntos, Restiamo uniti era la tua esortazione favorita, perchè nessuno si salva da solo. Resta unito con noi Fra Antonio anche dal Cielo.
Antonietta Sgobba