UN NATALE SPECIALE

di Giuseppe Gammarota

Nel mese di dicembre dell’anno 2010 mi trovavo a Quelimane e l’ultimo giorno dell’anno decisi di trascorrerlo con i ragazzi della Casa Famiglia che non erano andati in ferie perché non avevano familiari ed erano lì soli. L’ultimo giorno dell’anno ero con loro, erano una quindicina di ragazzi, insieme abbiamo improvvisato una frugale festicciola in attesa della fine dell’anno e dell’inizio del nuovo. Ci scambiammo gli auguri in un clima di allegria. Circa un mese dopo quando andai via per tornare in Italia, nel momento di congedarci, uno di loro si alzò e mi ringraziò per avere trascorso insieme la notte di Capodanno. Questo ringraziamento sincero ed accorato mi colpì profondamente. Riflettendo, ricordai una frase di Madre Teresa di Calcutta che diceva: “la fame del cuore è peggiore di quella dello stomaco” e considerai su quanto poteva pesare nel cuore di quei ragazzi la solitudine nella loro vita, più ancora della fame, specie in quei giorni nei quali tutti erano o si sforzavano di essere felici. In quel momento decisi di ritornare nel mese di dicembre per condividere con loro le festività natalizie.

Lo scorso Natale 2011, ero di nuovo a Quelimane e quasi per miracolo si è concretizzato un altro momento speciale. Con Fra Antonio abbiamo deciso di organizzare per il giorno di Natale nella Mensa San Francesco una festa nella quale riunire tutti i bambini e le bambine che si trovavano nelle Case di Accoglienza per minori della Città perché, in quel giorno di gioia per TUTTI, loro non avevano la possibilità di passarlo con familiari essendo soli. Qualche giorno prima quasi per caso avevamo incontrato dei giovani musicisti e li avevamo invitati ad allietare quel momento di festa con i bambini. Il giorno di Natale erano presenti nella mensa San Francesco circa 100 bambini ed adolescenti provenienti dal Villaggio della Pace, dalla Casa di Nostra Signora del Livramento, da Casa Speranza, da Casa Apolonia, da Casa Basilicata, da Casa Familia, vi erano alcuni ragazzi che vivevano per strada ed alcuni bambini poveri del quartiere. Fra Antonio ha organizzato la processione della natività con i bambini che cantavano canti natalizi. Poi, i giovani musicisti ed una suora di Casa Speranza, animatrice di quel bel momento, hanno organizzato momenti di esibizione canora e di balli coinvolgendo tutti i bambini presenti. Subito dopo il pranzo natalizio accolto da tutti con gioia e dopo ancora canti e balli.

Certamente è stato un bel momento che ha donato gioia e serenità a tanti bambini rimasti soli, nel giorno in cui si era TUTTI felici per la nascita del Signore.

Tanto è stato possibile grazie alla disponibilità di tante persone, che hanno rinunciato a passare il Natale con i loro cari per condividere questo magico momento con bambini che vivono in solitudine.

Sarebbe senza dubbio bello se questo magico momento potesse ripetersi come tradizione nei prossimi anni, condividendo il giorno di NATALE in un momento di gioia e allegria con quanti vivono con la solitudine nel cuore.

La festa di Natale a Borroma  

Il 28 di Dicembre siamo stati a Boroma, un villaggio agricolo nei pressi di Morrumbala,nel quale si sta sviluppando un Progetto agricolo della Cooperativa Promover o Homem, per ripetere con i bambini di quel villaggio quanto già vissuto il giorno di Natale..  

All’ultimo momento non è potuto intervenire fra Antonio per una indisposizione. La sua assenza ha fatto venir meno il momento religioso che doveva realizzarsi con il richiamo della Festa della Natività. Eravamo andati per fare pranzare 50 bambini, ma ne spuntavano fuori da ogni parte. Alla fine abbiamo preparato un pasto per ben 140 bambini. Ho potuto constatare quanta fiducia i responsabili di quella povera Comunità, che sembra dimenticata da tutti, avessero nel progetto agricolo di fra Antonio, che in un anno è riuscito a ristrutturare una Casa coloniale ridotta ad un rudere e, superando tantissime difficoltà, a perforare un pozzo. Ho raccolto le loro speranze: la costruzione di una scuola agraria e la realizzazione di una Cappella, iniziative che a loro dire possono aiutare la Comunità a svilupparsi. Ma in Mozambico è così: per cambiare una realtà che sembra immutabile, è necessario avere la forza di sognare e grande tenacia per lottare.

Capodanno  

La notte di Capodanno l’ho trascorsa con circa 20 ragazzi della Casa Famiglia e della vicina Casa Apollonia. Abbiamo organizzato un cenone molto francescano: due panini con un uovo fritto nel mezzo, una mela, un pezzo di cioccolato, un pacco di biscotti a testa e, al posto dello spumante, una bottiglia di aranciata. Allo scoccare della mezzanotte ci siamo scambiati gli auguri in allegria ed ascoltato un po’ musica. Poi tutti a letto con i ragazzi felici per il momento trascorso ed il pasto inaspettato.