GABRIELE, PICCOLO VENDITORE DI ACQUA NEL CIMITERO

 

Ancora piccolo Gabriele ha dovuto lasciare la città natale di Nampula per andare a vivere con lo zio materno a Maputo. Aveva appena otto anni e mezzo quando perse i genitori, poco dopo perse il fratello maggiore di 15 anni, rimasto vittima di un’aggressione da parte di un ladro, nel porto di Nacala.

Rimasto solo, non gli restò che provvedere a sé stesso. Cominciò a lavare le macchine nelle strade di Nampula e alla fine della giornata, con il magro guadagno, ingannava il suo stomaco sotto un portico di un edificio della città. Non aveva più casa, quella dei genitori, lo zio materno l’aveva venduta senza che lui vedesse nemmeno l’ombra di un soldo.

Un giorno uno zio più giovane che lavorava a Maputo lo prese con sé. Sembrava l’inizio di una nuova vita, ma andò diversamente. Dopo un anno e mezzo la zia lo cacciò di casa accusandolo di furto.

Allora Gabriele andò a vivere nel cimitero di Lhanguene, il più grande della città di Maputo e cominciò a vendere acqua ai visitatori del cimitero ed anche fiori “freschi”, riciclati da un funerale.

Seduto su una tomba, con il viso apparentemente allegro, ma con i segni evidenti di una vita difficile, richiamava l’attenzione della gente sui suoi articoli: “Acqua, fiori freschi!”,  secchi d’acqua e fiori che denunciavano la “seconda mano”, chiaramente strappati da una tomba dove era appena finita una cerimonia funebre.

Gabriele racconta la sua storia e aggiunge: “Non ho paura dei morti, ma dei vivi. Quando avrò i soldi tornerò a Nampula, ci sono molte macchine che vanno lì. Mi iscriverò a scuola. Voglio fare un corso di infermiere per curare i malati”. Questi i suoi sogni.

Alcuni dicono che Gabriele sia tornato a Nampula, affidato a brave persone, ma sono tanti i bambini che come lui finiscono per strada e anche nel cimitero di Lhanguene, piccoli venditori d’acqua.

da Vida Nova